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Come possiamo fermare l'avanzata della plastica?

La plastica sta soffocando il nostro pianeta. Le plastiche monouso e le microplastiche, in particolare, sono ormai una conclamata emergenza ambientale, che l’umanità non sembra riuscire ad arginare. Basta guardarci intorno per renderci conto di quali e quanti oggetti, nella nostra quotidianità, siano prodotti con plastica non riciclabile e siano destinati, dopo un ciclo di utilizzo spesso molto breve (come quello di accendini, confezioni di prodotti, penne, scatole e imballaggi), a finire in discarica o ad alimentare le montagne di rifiuti plastici che contaminano molte aree naturali o le gigantesche isole di rifiuti che galleggiano nei nostri oceani, sterminando la fauna terrestre e marina, dai gabbiani alle balene. Che cosa stiamo facendo per porre fine a questo disastro?

L’avanzata inarrestabile della plastica

Si stima che nei nostri oceani ci siano oltre 150 milioni di tonnellate di plastica. Molti di noi, forse, si sentono ancora a proprio agio a utilizzare oggetti costituiti da questo materiale, a patto di praticare la raccolta differenziata, ma la verità è assai meno confortante. Meno del 30% della plastica mondiale viene riciclata e, fra gli oggetti di uso quotidiano, relativamente pochi sono riciclabili. Le associazioni ambientaliste chiedono a gran voce leggi che regolino la possibilità di continuare a produrre con plastiche non riciclabili e i primi timidi risultati si sono avuti, per esempio in alcuni paesi europei (come la Germania), con la regolamentazione degli imballaggi. Ma tutto questo non è sufficiente a fermare l’avanzata della plastica. Diventa espositore per il settore energia

Il riciclo riduce le emissioni

Una progressiva eliminazione delle plastiche monouso a favore di materiali riciclabili ha un impatto positivo sull’ambiente a più livelli. Non si tratta solo di porre un freno all’accumulo di rifiuti nell’ambiente, ma anche di una riduzione delle emissioni di CO2, dovuta al fatto che, quando si ricicla, si possono produrre beni senza estrarre né consumare materia prima, il che rende inevitabilmente più sostenibile il processo produttivo.

Lo smaltimento delle plastiche su larga scala

Molti sono i progetti, attualmente quasi tutti in fase di studio, che si propongono di smaltire in modo sicuro e pulito le plastiche che invadono i nostri oceani, le spiagge e praticamente tutti gli altri ecosistemi. Si va dai giganteschi “imbuti galleggianti” che raccolgono e rendono trasportabili i rifiuti che galleggiano in forma di isole nei nostri oceani (il che però “sposta” il problema più che risolverlo definitivamente), alla creazione in laboratorio di batteri che “mangiano” la plastica, ovvero la scompongono in sostanze facili da smaltire. Quest’ultima soluzione è considerata più radicale, poiché qualsiasi processo “meccanico” di raccolta lascia inevitabilmente indietro le microparticelle, i microfilamenti nei quali la plastica si disintegra col passare del tempo e con l’influenza degli elementi. Queste microparticelle finiscono inevitabilmente nelle catene alimentari, il che vuol dire che passano dall’organismo degli animali e dai substrati nutritivi delle piante direttamente alla nostra tavola.

Published on 30-12-2020

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