GECO EXPO

Economia circolare: di cosa abbiamo bisogno per un futuro sostenibile

Il Green Deal Europeo, approvato nel 2020, presenta l'economia circolare come uno dei concetti chiave di una nuova strategia di sviluppo sostenibile per l'UE. A questo concetto complesso, che è anche una delle aree tematiche della prossima edizione di GECO Expo, abbiamo dedicato già vari articoli su questo sito, esplorandone le diverse applicazioni. Oggi vogliamo invece dedicarci a considerarlo in generale, per comprenderne il funzionamento, i vantaggi, ma anche per capire quali ostacoli si frappongono fra l'Unione Europea e un sistema economico sostenibile che abbracci tutte le aree produttive.

Da quando si parla di economia circolare?

Diversi documenti storici ci raccontano, in modo trasversale, che nell'Italia degli anni della guerra e del primo dopoguerra quasi non esistevano i rifiuti urbani. In un Paese piagato dalla povertà, ogni famiglia aveva imparato a non gettare via praticamente nulla, a utilizzare tutto ciò che si acquistava più e più volte, praticamente fino alla dissoluzione. La difficoltà di approvvigionamento di molti generi alimentari faceva sì che gli scarti di cibo fossero pressoché inesistenti, gli oggetti di uso comune e gli abiti venivano riparati più volte quando si danneggiavano. Da alcune narrazioni dell'epoca si scopre perfino che gli addetti alla pulizia delle strade nelle grandi città più colpite dal conflitto potevano impiegare anche diversi giorni a riempire i carretti con i quali perlustravano i quartieri. L'abitudine al riutilizzo, d'altra parte, era già invalsa nelle società rurali e lo è rimasta per molti anni anche con l'arrivo del benessere economico, specialmente prima dell'avvento delle confezioni singole per molti prodotti, dagli alimenti ai detersivi. Tutto questo costituiva, a livello urbano e domestico, un esempio di economia circolare. Solo nell'ultima decade, però, si è iniziato a conoscerla con questo termine e a sistematizzarla, applicandone i principi anche alla grande produzione, all'agricoltura, all'industria e in generale a tutte le attività umane.

Che cosa prevede il nuovo Green Deal europeo?

Le indicazioni del nuovo Green Deal europeo in materia di economia circolare si delineano in una serie di azioni e proposte concrete per incrementare la sostenibilità già nei processi produttivi, per ridurre i rifiuti e gli sprechi e per creare un sistema che incentivi il riciclo e il riutilizzo. Particolarmente importante in questo senso è la definizione del “diritto alla riparazione”, diritto che dovrà essere reso accessibile tramite leggi che obblighino i produttori di apparecchi elettronici a progettare e distribuire prodotti che siano facilmente riparabili anche dall'utente e rendendo disponibili anche parti di ricambio e istruzioni per le riparazioni. Tutto questo si pone in netto contrasto con il principio, particolarmente caro all'industria dell'elettronica di consumo, dell'obsolescenza programmata, per cui ad esempio uno smartphone cessa di essere davvero efficiente dopo al massimo due anni di utilizzo e l'utente viene fortemente incoraggiato ad acquistare un nuovo dispositivo, per l'impossibilità di continuare ad aggiornare quello vecchio o di ripararlo in caso di guasto.

Perché non siamo ancora riusciti a implementare un vero sistema di economia circolare?

L'idea di massimizzare il valore dei prodotti e dei materiali che li compongono, tenendoli in circolazione il più a lungo possibile e riciclandoli ad altri usi se necessario ha un grande appeal a livello politico e sociale. Eppure la realtà ci racconta un'altra storia: la nostra economia è ancora basata in gran parte sui rifiuti e sugli sprechi. Questo dipende dal fatto che ci sono ancora alcune barriere difficili da superare. Da un lato bisogna considerare i processi produttivi: per contribuire a un sistema di economia circolare, le aziende dovrebbero cambiare le tecniche di produzione e progettazione e questo spesso implica dei costi e una vera e propria ristrutturazione aziendale, che non tutte le imprese possono compiere in tempi brevi. Bisogna anche considerare che tale trasformazione richiede la consulenza di esperti nei processi di riciclo, che abbiano competenze specifiche – ancora relativamente poco diffuse – sulla ristrutturazione dei processi produttivi per massimizzare la sostenibilità mantenendo la fattibilità economica, la qualità e rispettando i tempi di consegna. Infine, bisogna considerare il mercato e la finanza: sul rapido turnover dei prodotti si basa una larga parte della nostra economia e un cambiamento strutturale di questo genere richiede necessariamente di superare delle resistenze.

 

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Published on 02-02-2022

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